Storia

Cenni storici
In base a numerosi ritrovamenti di reperti possiamo
stabilire che intorno al VIII/VI sec. a.C. sorsero a Sinalunga
i primi insediamenti etruschi. A conferma di ciò si possono
citare i copiosissimi ritrovamenti il località " Le
Carceri", "la Palazzetta", uno recente in località
"Aducello" ed il ritrovamento di alcune tombe a pozzetto
del II/I sec. a.C. - Alcuni insediamenti romani possono invece
essere dati per certi nella zona di Pieve di Sinalunga, grazie
ai reperti rinvenuti durante alcuni scavi effettuati nel secolo
scorso.
1197 - I primi documenti riguardanti Sinalunga
risalgono ad un atto conservato nel "Caleffo Vecchio"
presso l'Archivio di Stato di Siena. Risulta che il 18 febbraio
di quell'anno i Cacciaconti, che già signoreggiavano sui
castelli di Sinalunga, Poggiolo e Ripe, fecero atto di sottomissione
al Comune di Siena.
1303 - 20 novembre- Dopo lunghe dispute con i
Cacciaconti, spalleggiati da Siena - si costituiscono in libero
Comune, come risulta da un atto redatto in Sinalunga e conservato
presso l'Archivio di Stato di Siena.
1323 gennaio - Il Dovadola si trasferisce in val di Chiana e recupera
in pochi giorni Sinalunga, Torrita di Siena e Rigomagno. Nell'aprile
1323 è a Sinalunga ed a Torrita di Siena, di cui fa distruggere
quasi tutta la cinta muraria. Note biografiche di Capitani
di Guerra e di Condottieri di Ventura operanti in Italia nel 1330
– 1550 www.condottieridiventura.it
(... + 1335ca.) Ruggero di Dovadola (Ruggero Guidi) Conte palatino.
Guelfo. Signore di Dovadola, Tredozio, Modigliana, Marradi e Galeata.
Alla testa di 100 cavalli e di 200 fanti, combatte la Compagnia
di Siena di 500 cavalli e più fanti, assoldata da Deo dei
Tolomei, dai fuoriusciti e dal vescovo di Arezzo. I venturieri
si impossessano del castello di Asinalonga (Sinalunga) e di Torrita
di Siena depredando tutto il contado.
Note biografiche di Capitani di Guerra e di Condottieri di
Ventura operanti in Italia nel 1330 – 1550 www.condottieridiventura.it
1337 - Siena assegna a Sinalunga una sede degli
undici Vicariati in cui suddivise il suo territorio e tale rimase
sino al 1468.
Niccolò Vitelli (1414 – gennaio
1486) di Città di Castello. Guelfo. Signore di Città
di Castello.
Con Bernardino di Montone, cavalca verso Asinalonga (Sinalunga)
con 400 cavalli ed 800 fanti: sono bruciate case e capanne. Sulla
via del ritorno, sconfigge Andrea Corso e Carlo da Fermo (catturati
con 60 uomini), che tentano di sbarrare loro il passo. Note
biografiche di Capitani di Guerra e di Condottieri di Ventura
operanti in Italia nel 1330 – 1550 www.condottieridiventura.it
1588 - Entrata ormai nel Granducato di Toscana,
fu sede di un Capitanato di poteri di Bettolle, Scrofiano, Poggio
S. Cecilia, Serre di Rapolano e Armaiolo.
1718 - GianGastone dei Medici affronta ancora
una volta il secolare problema dell'impaludamento della Valdichiana
che ripreso dai Lorena fu portato a compimento nel secolo successivo
ad opera del Fossombroni.
1737 - 9 Luglio- Morte di GianGastone Granduca
dei Medici, ultimo discendente della nobile famiglia, gli successe
Francesco di Lorena colui che pose fine, non solo per Sinalunga,
alla dominazione medicea durata più di 170 anni.
1778 - I vari Comunelli delle attuali frazioni
di Sinalunga venivano riuniti sotto tutti gli effetti nel Comune
di Sinalunga.
1799 - Passò sotto la dominazione francese
e liberata il 20 Luglio 1814.
1859 - Sebbene il tratto ferroviario Empoli-Siena
fosse stato innaugurato il 14 Ottobre 1849; il tratto Siena-Sinalunga
fu completato solo il 19 settembre 1859 e il tratto Sinalunga-Torrita
nel 1860. Il tratto Torrita-Montepulciano fu ultimato (fino al
ponte di ferro a due luci sul Salarco, a poche centinaia di metri
dalla cascata) nel 1861; il tratto residuo, fino a Chiusi, il
24 luglio 1862.
1867 - 24 settembre- Sinalunga è agli
onori della cronaca nazionale quando l'esercito regolare, per
impedire a Garibaldi di marciare su Roma, lo arrestò nel
Palazzo Agnolucci. Nel periodo risorgimentale e nelle varie campagne
per l'indipendenza (l859-1866) Sinalunga contribuì sempre
con una forte aliquota di volontari.
Asinalonga ?
Nell' Ottocento il nome di Sinalunga era ancora quello di Asinalonga
e come tale è registrato dal Repetti che ci fornisce questa
spiegazione: "La sinuosità del monte, sulle cui pendici
Asinalunga fu edificato; il tortuoso e lungo giro che percorrere
devesi per valicarlo, procurò naturalmente a questa località
il suo originario nome di "Sinus longus ".
C'è chi tira in ballo un fondatore (Asinio Pollione), c'è
chi pensa alla lontananza del paese da Siena ("A Sena longe"),
e c'è chi sostiene la tesi dell'asina, come lo storico
Pecci che in un suo manoscritto sullo Stato Senese così
scrive:"Ma, sia detto con pace, è impossibile poter
nascondere il vero, e render nulle tante scritture, e documenti,
che così ce lo dimostrano, eppure sanno molto bene, che
possiedono il primiero sigillo della comunità, e che si
vede improntato: certo non altro al centro che un Asina, benché
si siano i più moderni sforzati per darcelo ad intendere
un cavallo, e per renderlo più specioso dipingendovi sopra
San Martino. Dunque questa terra, Asina fu detta in antico, e
per Arma inalberò il quadrupede proprio, ed esprimente,
di poi gli venne aggiunto l'adiettivo di "lunga", e
questo derivò, come molto bene riflette il Sig.re Dott.
Andrea Grazi, Cancelliere di questa Comunità, perfettamente
istruito nelle patrie memorie, raccolte da esso in più
tomi, e che ha somministrato a me i migliori lumi per stendere
la storia d’Asinalunga, dell’unione del Borgo della
Ripa, e così di due Terre, o due Borgora, formatone una
sola, pigliò la figura di lunga ."
Una storiella popolare riferisce che Asinalonga e Sciano erano
presi in giro per i loro nomi, ed allora Asinalonga divenne Sinalonga
perché cedette la "A" a Sciano che divenne Asciano.
Il riferimento del Pecci a San Martino è dovuto al fatto
che nello stemma di Sinalunga figura un cavallo, in sella al quale
è San Martino che taglia il mantello con la spada.
Il dubbio se il nome derivi da "asino" o da "sinus"
resta tutt'oggi, nessun dubbio invece per i paesi confinanti che
sfottono gli abitanti di Sinalunga chiamandoli "asini".
Disputa autostradale
Attualmente le vecchie rivalità con i
paesi vicini;Trequanda per ragioni di belle ragazze, Torrita per
la disputa su Ghino di Tacco si sono abbastanza sopite e non esistono
più particolari "ruggini" per motivi campanilistici.
Merita semmai ricordare che nel 1964 l'orgoglio di campanile fu
risvegliato contro la frazione di Bettolle per la denominazione
da dare del casello numero 28 dell'Autostrada del Sole. Un casello
di notevole importanza per la zona trovandosi a metà strada
tra Milano e Napoli e dalla cui uscita prendono il via i raccordi
per Siena, Perugia e la zona delle crete senesi.
Il casello, vista la vicinanza con la frazione di Bettolle, era
in procinto di assumere tale nome con grandi rimostranze dei cittadini
del capoluogo, i quali esigevano che assumesse il nome di Sinalunga,
il centro più antico e più importante del Comune.
La disputa fu molto accesa e per un pò inasprì talmente
gli animi che nottetempo un gruppo di giovani di Bettolle raggiunse
il centro di Sinalunga e sul muro del gioco del pallone scrisse
a grandi lettere "Asinodromo". La conclusione fu che
i responsabili dell'autostrada del Sole battezzarono il casello
con il nome di "Valdichiana" che non soddisfece né
gli abitanti di Bettolle né quelli del capoluogo.
Curiosità storica
1290, novembre 22, Arezzo Il Consiglio del comune
di Arezzo decide di chiedere ai frati Minori di venire ad abitare
dentro la città, per ricevere da loro più agevolmente
aiuto e consiglio.
1290, dicembre 20, Sinalunga Ildino del fu Renaldo
Cacciaconti e Bindo del fu Guido del fu Renaldo (zio e nipote),
donano per l'anima loro e per i parenti, a Raniero da Valle Savignone
dei frati Minori, che riceve a nome suo e dell'ordine, la sesta
parte "pro indiviso" di una "domus et casamenti"
posta in Arezzo.
Tratto da:
La Storia e la Croce - La leggenda della
vera croce di Piero della Francesca ad Arezzo di Marco della Ratta
e Pierangelo Pazzeschi
16 settembre 2004
ANSA: TERRORISMO: BANELLI; DOPO RAPINA FUGA TRAVESTITI DA CICLISTI
Dopo aver compiuto la rapina alle Poste a Siena, il 2 dicembre
1999, Mario Galesi e un altro militante romano delle Br fuggirono
in bici, travestiti da ciclisti. Lo ha riferito Cinzia Banelli
che, in quella rapina ebbe il compito di fare, fra l'altro, da
autista del furgone Fiorino dove dopo il colpo Galesi e l'altro
brigatista si cambiarono, lasciando il borsone con i soldi, i
vestiti e le armi.
Cinzia Banelli ha riferito che i due sotto i vestiti indossavano
una "divisa da ciclista", pantaloncini e maglietta,
perche' l'ultima via di fuga la facevano in bici, con cui dovevano
raggiungere la stazione di Asciano. La 'compagna So' ha anche
riferito che il militante fuggito in bici con Galesi dovette tornare
successivamente a Siena, per recuperare dal Fiorino, lasciato
parcheggiato in strada, il giaccone con in tasca la pistola: si
era dimenticato di metterlo nel borsone, contenente i soldi, che
la stessa Cinzia Banelli, dopo la rapina, consegno' a Nadia Desdemona
Lioce, raggiunta in autobus a Sinalunga.