nacque a Sinalunga
(Siena) il ventotto agosto 1904 in una “famiglia di
sovversivi” e si fece notare, durante il biennio rosso,
per l'assidua presenza alle “dimostrazioni sovversive”
e la militanza “nelle file dei partiti estremi, senza
esservi iscritto...” Anche la madre partecipò
alle agitazioni del primo dopoguerra e un suo fratello,
Cesare, fondò la sezione comunista di Rigomagno nel
'21.
Dieci anni dopo
Angelo emigrò, insieme alla madre, in Francia, dove
si unì in matrimonio alla comunista Gabriella Rossi.
Nel '32 fu segnalato dalla Prefettura di Siena per l'attività
antifascista, che svolgeva oltr'Alpe, e nel '37 valicò
i Pirenei e si arruolò nella Brigata Garibaldi, combattendo,
poi, in Aragona e sull'Ebro.
Lasciata la Spagna
dopo la caduta di Barcellona, venne internato a Saint-Cyprien,
a Gurs e al Vernet e fu privato, per ragioni politiche,
della nazionalità transalpina dal Governo di Vichy.
Il dodici settembre 1941, mentre era ancora prigioniero
al Vernet, le autorità francesi chiese a quelle italiane
se erano favorevoli al rimpatrio di Paolo Bernicchia, di
Giuseppe Cervara, residente a Mandelieu (Alpi Marittime),
di Riolo Gerardi, dimorante a Château-Arnoux, e di
Angelo Grassi, residente a Gattières (Alpi Marittime):
“Questi stranieri, comunisti notori, si sono fatti
notare in questi ultimi anni per la loro attività
rivoluzionaria. In applicazione delle disposizioni prese
dal Governo francese per la lotta contro la propaganda sovietica
in Francia, gli interessati che erano stati mobilitati sono
stati privati della nazionalità francese. Poiché
la loro presenza in libertà sul nostro territorio
costituiva un elemento di turbamento, sono stati espulsi
dalla Francia e internati al Campo del Vernet in attesa
che le autorità italiane prendano una decisione nei
loro riguardi”.
Rilasciato il ventuno
aprile 1942, Grassi formò a Gattières i primi
gruppi di “Francs-tireurs-partisans”, ma il
sette luglio 1944 venne arrestato dai nazisti a Nizza e
orribilmente torturato insieme al partigiano francese Séraphin Torrin , prima di essere impiccato a un lampione stradale,
dove il suo corpo e quello del Torrin vennero lasciati a
lungo.
(ACS, Roma,
CPC, b.2507, fasc.114525; Leonetti Carena, Pia. Les italiens
du maquis, Paris: Del Duca, 1968, p.72; La Spagna nel nostro
cuore, 1936-1939..., cit., p.235).