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CITTADINI ILLUSTRI

 

Ghino
di Tacco

 

 

Ghino di Tacco è un personaggio realmente vissuto, il teatro delle cui gesta, oltre a Radicofani, è stato proprio il nostro territorio ai confini tra Torrita e Sinalunga dato che aveva delle proprietà in località la Fratta e nella vicina Guardavalle.
Ghino, però, è soprattutto leggenda: per i versi esaltanti di Dante nella Divina Commedia

Quiv’era l’Aretin che dalle braccia
Fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte. (Purg., VI, v.13-14)

e per la "fotografia" di brigante buono fatta dal Boccaccio nella novella del Decamerone sul sequestro dell’abate di Cluny.
In effetti Ghino fu nobile di parte ghibellina in aspra contesa con la Repubblica di Siena per il ché subì varie vicissitudini fino a giungere ad uccidere, per vendicare la morte del padre, il giudice Benincasa da Laterina che lo aveva condannato, andando appositamente a Roma. Per questo fu condannato dal Papa, ma successivamente, impegnatosi a mettere la testa a partito fu da questi perdonato ed in effetti condusse una vita più tranquilla. La violenza pare si sia riaffacciata però, al momento della sua morte, dato che la tradizione vuole sia rimasto mortalmente ferito nella piazza di Sinalunga, mentre tentava di metter pace nel corso di una rissa.
Nel 1992 l'Associazione Sinalunga Storia e Cultura ha rievocato questo episodio con una rappresentazione in costume soltasi in notturna nella piazza Garibaldi.

 

 
     

Giuseppe
Garibaldi
(1807-1882)

 

All’alba del 24 settembre 1867 fu tratto in arresto nella casa della famiglia Agnolucci il generale Giuseppe Garibaldi mentre si stava avvicinando al confine dello Stato Pontificio, nell’ennesimo tentativo di ricongiungere Roma al Regno d’Italia. Garibaldi aveva raggiunto Sinalunga nel tardo pomeriggio del giorno precedente, accolto con grande entusiasmo. Il Governo Rattazzi tuttavia, era deciso a bloccare le sue mosse e così, nottetempo, fece intervenire reparti di fanteria e di carabinieri. Fu fatta irruzione nella casa che lo ospitava ed il grande patriota si adoperò perché l’arresto avvenisse senza spargimento di sangue; così fu rapidamente portato alla vicina stazione di Pieve di Sinalunga per essere subito trasferito a Firenze e da qui ad Alessandria.

A titolo di curiosità si trascrive il menù della cena di gala offerta al generale nell’occasione:

Menu

Crostini bianchi, burro e acciughe.
Crostini neri di fegatini, prosciutto  e  fichi.
Minestra al brodo.
Fritto misto, schienali, cervelli, ecc ...
Lesso di vitella e di pollo.
Sformato di erbe con rigaglie.
Arrosto di piccioni e galletti.
Dolci diversi. Crema, crostata, ecc...
Caffè e gelati diversi.
Vini della località rossi e bianchi.

Il Generale in data 15 giugno 1868 scrive una lettera ai suoi vecchi amici e volontari di Sinalunga che lo avevano eletto Presidente onorario della Società Operaia di Sinalunga:

Caprera 15 giugno 1868
Cari amici
Vi sono ben grato per l'onorevole titolo di Presidente Onorario vostro. Dacchè io ebbi la fortuna di vedervi, ho avuto quella di pugnare contro gli sgherri del Negromantismo, di cui i miei fratelli operai debbono, se vogliono vedere una Italia costituita, disertare le botteghe.
Io sono per la vita
Vostro
Giuseppe Garibaldi
 
     

Ciro Pinsuti
(1828-1888)

approfondimento

Fu apprezzato pianista e prolifico compositore, autore di opere liriche, tra cui " Margherita" ed "Il Mercante di Venezia", e di oltre 400 tra arie, romanze e composizioni di vario genere.Fu allievo ed amico di Rossini. Per lungo tempo soggiornò a Londra, dove fu ospite di Lord Henry Drummond; fu ricercatissimo dalle varie accademie musicali londinesi e raggiunse notevole fama . Ebbe l’onore di scrivere un inno in rappresentanza dell’Italia per l’esposizione mondiale del 1871. Nel 1882 si trasferì a Firenze e, poco dopo, gli fu affidata la direzione dell’Accademia Musicale di Firenze. Dopo la sua morte i sinalunghesi decisero di intitolare al suo nome il teatro dell’Accademia degli Smantellati.

 
 
 
Giueppe Stocchi
(1832-1900)
Insigne scrittore e cultore di studi storici e letterari, pur se sacerdote, fu un fervente patriota di idee liberali, fatto questo che gli procurò notevoli problemi di coscienza e difficoltà nell’esercizio del ministero sacerdotale, fino ad indurlo ad abbandonare l’abito talare. Più volte partecipò alle campagne per l’indipendenza d’Italia come volontario comportandosi sempre con coraggio ed onore. Si dedicò anche all'insegnamento in varie parti d'Italia. Pubblicò diverse opere prevalentemente di contenuto storico. Con ultimo atto di affetto verso il suo paese natale, con lascito testamentario donò al Comune di Sinalunga la sua biblioteca ricca soprattutto di opere di contenuto storico che, purtroppo, ad oggi è andata in parte dispersa.
 
 
 

Ezio Marchi
(1869-1908)

Nacque a Bettolle dal veterinario Francesco Marchi e Rosalia Bernardini e morì a Firenze a soli 38 anni a causa di una meningite purulenta conseguente ad otite. Si laureò con il massimo dei voti all’università di Pisa nella facoltà di zooiatria. Divenuto veterinario a Sinalunga, si dedicò anche all'insegnamento prima come   insegnate presso l’istituto agrario Vegni alle Capezzine in provincia di Arezzo; successivamente ebbe anche incarichi universitari. Nel 1907 fu inviato dal governo italiano a svolgere una missione in Eritrea, dove si trattenne per catalogare e studiare le varie razze di animali domestici. Ebbe il grande merito di studiare per primo, in modo scientifico, la razza bovina di Valdichiana su cui pubblicò, già nel 1895 una prima monografia intitolata "La razza bovina di Valdichiana e le sue varietà". Questa razza bovina era, un tempo, soltanto una razza da lavoro; poi, grazie ad una serie di miglioramenti di selezione, avviati proprio dal Marchi, è divenuta una pregiata razza da carne, con allevamenti sparsi perfino in America ed in Australia.
 
 
 

Luigi Agnolucci
(1832-1926)

Trascorse l'intera sua vita in Sinalunga e, nel corso della quasi secolare esistenza dimostrò grande amore ed attaccamento al proprio paese. Ingegnere, progettò restauri e ricostruzioni di diversi edifici tra cui si possono citare la Fonte del Castagno e la Cappella Orlandini nel Convento di San Bernardino a Sinalunga e, su commissione dei nobili Bastogi, il maestoso castello di Valenzano in provincia di Arezzo. Fu, però e soprattutto instancabile raccoglitore di memorie e documenti locali che donò poi all’archivio comunale. Ha lasciato una copiosa produzione prevalentemente manoscritta ma anche alcuni opuscoli a stampa tra cui si può ricordare quello dell’arresto di Garibaldi. Partecipò intensamente alla vita della propria comunità assumendo cariche amministrative e come presidente di confraternite e associazioni. Politicamente, infine, fu fervente sostenitore dell’Unità d’Italia come dimostrato dall’appassionata partecipazione e coinvolgimento in occasione del famoso "arresto"; in proposito non esitò, poco dopo il fatto, a venire alle mani con il "codino" sindaco di allora.
 
 
 

Adolfo Ferrari

Nobile di origine livornese, nel 1889 divenne proprietario del palazzo e dei terreni che il padre, nel 1881, aveva acquistato ad un’asta del tribunale di Montepulciano e che erano appartenuti alla famiglia nobilesenese Gori Pannilini. Apprezzò talmente il posto che vi si trasferì e si dedicò alle sue grandi passioni: gli studi di storia locale, gli scavi archeologici nei terreni di sua proprietà e la costruzione di un "maniero" di stile medioevale. Dei suoi studi ci restano due importanti monografie su Farnetella e Rigomagno. Resta anche la costruzione, che è il più imponente edificio della frazione di Farnetella e che merita di essere analizzato per notare i vari accorgimenti usati per dargli una sorta di veste di antichità. Tale fu l’impegno in questa costruzione, che in poco tempo il Ferrari consumò il suo patrimonio e fu costretto a vendere il "castello" tanto amato
 
     

Manlio Sodi

Nato a Sinalunga (Siena) il 22 gennaio 1944
Professore Ordinario della Facoltà di Teologia Università Pontificia Salesiana. Risiede a Roma presso la Università Pontificia Salesiana dove lavora come professore ordinario. Nella Facoltà di Teologia di cui è Decano dal 1999.E' titolare della cattedra di Liturgia, Sacramentaria e Pastorale liturgica.
Ha conseguito la Licenza in Teologia nell'Università Pontificia Salesiana, nel 1973; la Licenza in Liturgia presso l'"Anselmianum", nel 1975; e il Dottorato in Liturgia presso l'"Anselmianum", nel 1978.
Dal 1984 al 1999 Ë stato Consultore della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti. Dal 1994 è Consultore dell'Ufficio Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice. Dal 1999 è Membro Ordinario della Pontificia Accademia di Teologia.
Dal 1996 è coordinatore redazionale di "Rivista Liturgica" (fondata nel 1914), e dal 1997 è anche Direttore.
Dirige la collana "Quaderni di Rivista Liturgica" e insieme ad A.M. Triacca, la collana "Monumenta Liturgica Concilii Tridentini" e la sua prosecuzione "Monumenta studia Instrumenta Liturgica".
Numerosi sono gli articoli e gli studi di indole liturgica apparsi in vari periodici e in opere in collaborazione. Approfondimenti:http://www.aissca.it/aissca/sanctorum/soci/sodi.html

 
     

Maria Rosaria
(Rosy) Bindi

Maria Rosaria Bindi detta Rosy (nata a Sinalunga, SI, il 12 febbraio 1951), laureata in scienze politiche, ricercatrice universitaria, era accanto a Vittorio Bachelet nel momento del suo assassinio il 12 febbraio 1980. È stata vicepresidente nazionale dell'Azione Cattolica dal 1984 al 1989, anno in cui inizia la sua carriera politica iscrivendosi alla Democrazia Cristiana: in quell'anno si candida alle elezioni europee con lo Scudo Crociato nella circoscrizione nord-est ottenendo 211.000 prefrenze e venendo eletta; a Strasburgo ricopre l'incarico di vicepresidente della commissione cooperazione e sviluppo e, successivamente, di presidente della commissione petizioni e diritti dei cittadini.

Dopo la fine della DC, aderisce al Partito Popolare Italiano con cui diviene deputato nazionale nel 1994 ed è favorevole alla nascita della coalizione di centro-sinistra, denominata L'Ulivo, che ha come leader Romano Prodi.

Nel 1996, infatti, in seguito alla vittoria elettorale dell'Ulivo, la Bindi viene nominata Ministro della Sanità, incarico che mantiene per circa quattro anni (riconfermato, dopo il Governo Prodi I, anche dal primo e secondo governo D'Alema): in questa veste, con il decreto legislativo 229, vara nel 1999 la riforma del Servizio sanitario nazionale.

Alle successive elezioni politiche del 2001 viene rieletta alla Camera dei Deputati per la terza volta nel collegio uninominale di Cortona (Toscana). Aderisce al gruppo della Margherita ed è componente della Commissione Affari sociali.

All'interno della Margherita (di cui, dopo essere entrata nell'esecutivo nazionale, è responsabile delle politiche sociali e della salute) è sempre stata su posizioni prodiane, avendo successivamente anche aderito alla corrente di minoranza di Arturo Parisi. La Bindi aveva precedentemente aderito al gruppo di Pierluigi Castagnetti (detto dei "pontieri"), ma dopo il smembramento di quest'ultimo entra appunto nella corrente degli "ulivisti".

Rieletta alla Camera dopo le elezioni politiche del 2006 nella circoscrizione della Toscana -lista Ulivo- dopo essersi candidata anche in Veneto e nella provincia di Torino, è stata nominata (17 maggio 2006) nel secondo governo Prodi Ministro della Famiglia.

Biografia